Stress lavoro correlato: imparare ad ascoltare i messaggi del corpo

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  • Categoria dell'articolo:Neuroscienze
  • Ultima modifica dell'articolo:7 Settembre 2024
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stress lavoro correlato
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di Antonio Martone

Qualche settimana fa sono stato invitato a discutere una relazione sullo stress lavoro correlato nell’ambito di un corso di perfezionamento post-laurea presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II (vedi credit).

Il mio intervento sullo stress lavoro correlato era incentrato sui messaggi del corpo che troppo spesso ignoriamo perché viviamo di più nella mente.

In questa relazione ho voluto mettere in risalto che cervello e corpo non sono due entità separate, ma un tutt’uno in una continua e stretta relazione.

Lo stress lavoro correlato è una realtà fin troppo preoccupante per i danni che può arrecare al lavoratore e per questo ho voluto riassumere la presentazione in questo post per condividere con te i punti salienti che, spero, ti siano utili per prendere le opportune precauzioni.

Buona lettura.

 

Organocentrismo

Nel corso dei secoli e delle civiltà che si sono susseguite, si è sempre cercato di individuare un organo che fosse il centro di tutto.

Gli antichi egizi, ad esempio, avevano una concezione “cardiocentrica“, ovvero che il cuore sarebbe la sede delle emozioni, dell’intelligenza, del carattere.

Il cuore, quindi, conterrebbe tutti gli aspetti dell’individuo, sia quelli buoni che quelli cattivi.

Pensa che, secondo l’antica religione egizia, il defunto, prima di accedere all’aldilà, veniva sottoposto alla pesatura del cuore (o dell’anima, detta anche psicostasia).

A giudicare dai geroglifici trovati in alcune tombe, il cuore del defunto veniva posato su una bilancia a doppio piatto in contrapposizione ad una piuma di struzzo, simbolo della dea della giustizia Maat.

Se il cuore pesava meno della piuma, allora l’anima poteva accedere all’aldilà, se pesava di più era condannata alla non esistenza.

Anche Aristotele era cardiocentrico, cioè considerava il cuore come sede dell’anima, ma questa visione fu respinta dalla successiva tradizione medica facente capo a Galeno, che poneva la sede dell’anima all’interno del cervello.

Con Cartesio il cervello è considerato generalmente la sede principale dei fenomenti mentali.

Con lo sviluppo delle neuroscienze, invece, si arriva alla conclusione che non ha senso ipotizzare una gerarchia, dal momento che un centro non esiste e, se esiste, è ovunque.

Il corpo ha una memoria e conserva informazioni allo stesso modo della memoria del cervello. Il corpo ha una memoria e anche una sua intelligenza.

Il cervello non è il luogo in cui risiede la coscienza, perché la coscienza non è qualcosa che ha luogo dentro di noi. La coscienza non è qualcosa che accade al nostro interno; è qualcosa che facciamo, attivamente, in un’interazione dinamica con il mondo che ci circonda.
 – Alva Noë (Perché non siamo il nostro cervello)

Alva Noë è docente di filosofia presso l’università di Berkley in California. Dice che se vogliamo comprendere la coscienza, dobbiamo abbandonare la concezione che sia qualcosa che avviene dentro di noi, come la digestione.

In realtà la coscienza si realizza nell’azione.

organocentrismo nello stress lavoro correlato

Conoscenza incarnata

Tutti abbiamo una conoscenza (o coscienza) incarnata e la utilizziamo quotidianamente.

Ricordi quando hai guidato la prima volta la tua auto? 

Come si suol dire, hai dovuto “prenderci la mano”, ovvero hai dovuto memorizzare (a livello muscolare) come staccava la frizione, quanta pressione devi mettere sul pedale del freno, dove si trovano tutti i comandi, ecc.

Magari hai tanti anni di esperienza alla guida, ma ogni volta che ti capita di guidare un nuovo veicolo, devi un po’ rifare tutto da capo, vero?

Io, ad esempio, ho un problema con il codice del portone del mio studio. Se dovessi dirti le quattro cifre da digitare per aprire il portone, non ci riuscirei. Però, mi basta vedere la tastiera per inserirlo automaticamente.

Potrei dire, senza esagerare, che il codice è più memorizzato nei muscoli delle mie dita che nel mio cervello.

Il cervello non è solo un insieme di neuroni in una vasca, ma è collegato a un corpo tattile, mobile, ricco di sensori, che si può spostare nel mondo e farne esperienza.
– Simon Robert (L’intelligenza del corpo)

È proprio così: il cervello è collegato ad un corpo che è in grado di farci esplorare il mondo e di incamerare informazioni.

È per questo che non va ignorato!

Homunculus di Penfield stress lavoro correlato

Quello che vedi raffigurato qui sopra è l’Homunculus di Penfield, ovvero la rappresentazione somatotopica dello schema corporeo dell’uomo.

Ammetto che non sia bellissimo, ma se le parti del nostro corpo fossero proporzionate all’importanza che rivestono nel cervello, saremmo proprio così.

Ad esempio:

Bocca e lingua enormi: I primi strumenti di conoscenza che sfrutta il neonato mettendo tutto in bocca.

Piedi grandi: Sono loro che ci portano in giro e ci forniscono continuamente informazioni che provengono dal terreno, utilissime per una corretta postura.

Mani gigantesche: È la parte che occupa più spazio all’interno della corteccia somato-sensoriale. A discapito di muscoli non troppo resistenti, le mani hanno una grandissima sensibilità e una capacità di movimenti così fini come nessun’altra parte del nostro corpo.

Questa, in vero,  è una rappresentazione del secolo scorso. Se i neuroscienziati di oggi volessero rivisitarla, ci troveremo di fronte ad una complessità ancora maggiore.

Grazie, ad esempio, agli studi sui neuroni a specchio, si è evidenziato come il sistema motorio sia molto più specifico e orientato all’azione di quanto si pensasse in precedenza.

Durante i miei studi in Posturologia Clinica, ho avuto modo di conoscere il Dott. De Nicola, al tempo medico sociale del Calcio Napoli, che proprio sui neuroni a specchio ci diceva:

Quando ho un calciatore in convalescenza per infortunio, oltre alla fisioterapia e all’allenamento specifico per recuperare la forma fisica, lo volevo presente all’allenamento degli altri e alle partite ufficiali.
Anche solo guardare i compagni giocare, si attivano le stesse aree motorie che in quel dato momento era impossibilitato ad attivare a causa dell’infortunio.

Riesci a capire adesso lo stretto collegamento tra il corpo e il cervello e viceversa? Capisci perché non può esserci una gerarchia?

Anche perché, troppo spesso, lavoriamo troppo con la testa, finendo per dimenticarci di avere un corpo.

Ricorda che il nostro cervello non si è evoluto per passare la maggior parte del tempo davanti ad un pc o a smanettare con un telefono.

Stress

Una volta compreso il ruolo centrale che ha il corpo (inteso come un tutt’uno), vediamo un po’ cosa si intende per stress.

Innazitutto, da dove viene questa parola?

La parola stress viene dalla metallurgia, ovvero dalle prove di trazione, flessione e torsione, compiute sui metalli per stabilire il punto di rottura.

Forse è per questo motivo che quando siamo stressati ci sentiamo “provati”: muscolatura rigida, dolori sparsi, mancanza di energia, concentrazione, ecc.

Nel linguaggio medico: la risposta funzionale con cui l’organismo reagisce ad uno stimolo più o meno violento (stressor) di qualsiasi natura (microbica, tossica, traumatica, termica, emozionale, etc).

Nell’uso correntetensione nervosa, logorio, affaticamento psicofisico, etc.

Nota come, nel liguaggio comune, la parola stress ha sempre un’accezione negativa.

Ma il nostro organismo reagisce continuamente con l’ambiente ad esempio:

modificando la pressione arteriosa
– modificando la frequenza cardiaca
– adattandosi alle variazioni di temperatura
– adattandosi ai cambiamenti di luce
– respigendo virus, batteri ecc. con il nostro sistema immunitario.

Per questo motivo, nessuno può essere immune dallo stress, ma è proprio grazie all’interazione con questi stressor che oggi siamo ciò che siamo.

E quindi dobbiamo distinguere uno “stress positivo” e uno “stress negativo”.

Eustress

Con eustress si intende lo stress positivo, ovvero lo stimolo che ci fa crescere, che ci proietta verso un traguardo, che ci fa affrontare una gara, che ci dà la voglia di fare.

Pensa a quanto sia stressante un percorso universitario. Tra seguire le lezioni (magari sei anche fuori sede), studiare, dare gli esami, preparare la tesi, ecc ecc.

Però se il tuo obiettivo è quello di diventare medico, architetto, ingegniere e così via, sai che tutto quello stress è stato utile a farti crescere fino a raggiungere il tuo traguardo.

Penso sempre alle parole di Usain Bolt:

Mi preparo quattro anni per correre una gara che dura appena 9 secondi.
– Usain Bolt

Distress

E invece cosa si intende per stress negativo, o distress, lo sappiamo tutti, ma forse ignoriamo alcune patologie ad essi collegato come:

diturbi gastrointestinali
– disturbi dermatologici
– ipertensione
– diabete
– cefalee
– infarto
– ictus
– ecc.

Hans Selye fu il primo ad utilizzare la parole stress in ambito medico:

Stress, o sindrome generale di adattamento, è una risposta aspecifica a qualsiasi richiesta proveniente dall’ambiente.
– Hans Selye (The Stress of LIfe)

Sindrome Generale di Adattamento

La Sindrome generale di adattamento prevede quattro fasi:

1. Omeostasi
2. Fase di allarme
3. Fase di resistenza
4. Fase di esaurimento

Vediamo insieme queste quattro fasi che si presentano durante lo stress lavoro correlato.

Omeostasi

È la risposta fisiologia agli stressor, come ti ho già descritto prima.

Pensa a quando hai dovuto accellerare il passo per non perdere il tuo autobus. Il tuo cuore ha iniziato a battere più velocemente, la tua respirazione è aumentata in termini di frequenza, i tuoi muscoli, più caldi, ti hanno fatto iniziare a sudare.

Finalmente entri nel pulmann e tutti i parametri sopra citati rientrano nella norma. Omeostasi.

Fase di allarme

In questa fase il corpo reagisce con una risposta “attacco-fuga” (o per usare il solito inglesismo, ‘figth or fligth‘), come se si stesse preparando ad affronatre un pericolo imminente tipo l’attacco di un predatore.

Il sistema nervoso simpatico viene stimolato e abbiamo:

Midriasi: Aumento della dilatazione delle pupille. Devi riuscire a vedere anche nella penombra e quindi hai bisogno di più luce possibile, proprio come se stessi aprendo il diaframma di una macchina fotografica.

Inibizione della saliva: In questa fase non hai bisogno di digerire perché tutto il sangue deve fluire dal centro verso la periferia (gambre e braccia in primis). Ricorda: devi scappare o lottare.

Dilatazione dei bronchi: Hai bisogno di incamerare più ossigeno.

Aumento della frequenza cardiaca: Il sangue deve raggiungere tutti i distretti più velocemente e deve essere ricco di ossigeno.

Inibizione della peristalsi: Come prima, la digestione si blocca e il sangue viene convogliato ai grandi gruppi muscolari.

Rilascio di glucosio: È il tuo carburante, la tua energia che, una volta in circolo, deve alimentare i muscoli. 

Secrezione di adrenalina e noradrenalina: Sono, insieme al cortisolo, gli ormoni dello stress che hanno il compito di tenerti più vigile e attivo/a.

Inibizione della contrazione della vescica: In questa fase se svuoti la vescica il tuo peso si riduce e puoi scappare più agevolmente. Hai mai pensato al perché si dice: “Me la sono fatta addosso dalla paura?” Beh! ecco il perché.

Stimolazione dell’orgasmo: Il tuo cervello non deve prendere chissà quali decisioni difficili. Devi scappare o al massimo lottare.

sistema parasimpatico nello stress lavoro correlato

Fase di resistenza

Il corpo resiste e prova a compensare inducendo il sistema nervoso parasimpatico a riportare molte funzioni fisiologiche a livelli normali. E quindi abbiamo:

Miosi (restrizione delle pupille)
– Costrizione dei bronchi
– Abbassamento della freequenza cardiaca
– Stimolazione della peristalsi
– Stimolazione e rilascio della bile
– Contrazione della vescica

Fase di esaurimento

Questa è la fase in cui i fattori di stress continuano oltre la capacità del nostro organismo di farvi fronte e le nostre risorse semplicemente non sono sufficienti.

È in questa fase che si diventa più suscettibili alla malattia. Tra ansia, depressione, attacchi di panico, a volte può talmente debilitarci da provocarci finanche la morte.

E nel corpo?

Restano i segni di una lotta o una fuga mai avvenute!

Per settimane, mesi o perfino anni, ti sei preparato/a costantemente alla lotta-fuga, peccato però che non hai mosso un solo dito, ma sei rimasto/a alla tua scrivania tutto il tempo.

E allora vediamo cosa può accadere:

Ipertensione, tachicardia, extrasistole: Il tuo corpo, in previsione di un’imminente attacco da parte di un predatore, alza l’asticella della frequenza cardiaca per essere più pronto all’evenienza.

Obesità e diabete: Tutto il cortisolo (e gli altri ormoni dello stress) che non sono stati utilizzati, vengono riassorbiti dall’organismo (che non butta via nulla). Ti ricordo che il precursore del cortisolo è il colesterolo.

Uno studio pubblicato sulla rivista Psychosomatic Medicine condotto dall’Institute of Epidemiology di Monaco, ha fatto emergere che i soggetti maggiormente stressati a lavoro, a prescindere dal proprio indice di massa corporea, hanno più probabilità (il 45%) di ammalarsi di diabete di tipo 2.

Rigidità muscolare di spalle, trapezi e cervicale: È il risultato di tutti i pugni non sferrati e della fuga che non hai mai compiuto. Tutta l’energia che hai accumulato a questo livello non farà altro che creare tensione e retrazione muscolare.

Dolori cervicali, cefalee, formicolii: La fisiologica conseguenza del punto precedente.

Mandibola serrata: Serrare la mandibola e mostrare il grugno serviva per farci apparire più forti e pericolosi agli occhi del predatore. 

Bruxsismo e insonnia: Bruxsare è un modo per scaricare le forze accumulate intorno all’articolazione temporo-mandibolare causate dal punto precedente.

L’insonnia è data da una risposta molto semplice del tuo organismo: “Ma come, sei sempre preoccupato/a che ti possa accadere qualcosa di così pericoloso e di notte vorresti dormire? Io ti tengo sveglio/a, non si può mai sapere…

stress lavoro correlato nel corpo

Il vero problema è che invece di combattere le cause, mettiamo a tacere i sintomi. 

Ed ecco che prendiamo la pillola per il colesterolo alto, per l’ipertensione, per le dislipidemie, mettiamo il bite per il bruxsismo ecc. ecc.

Attenzione, non sto dicendo che non va fatto, ma bisogna essere consapevoli che si sta zittendo un sintomo, mentre la causa (lo stress) è ancora lì fuori.

E quando non avremo più risorse, rischieremo la fase di esaurimento.

Stress posturale lavoro correlato

Ma oltre allo stress lavoro correlato esiste anche uno stress posturale lavoro correlato che, tra le altre, può provocare:

cervicalgie
– mal di schiena
– discopatie
– tendiniti
– sindrome del tunnel carpale
– gambe pesanti per la cattiva circolazione
– ecc. ecc.

In questo post non posso di certo esaminare tutte le posture dei vari lavori, ma vorrei spendere giusto due parole sulla postura da lavoro alla scrivania.

In linea di massima (vedi figura):

schiena dritta e gomiti in appoggio
– utilizzo della sedia ergonomica regolabile
– mantenere una certa distanza tra il corpo e la scrivania
– stare ad una certa angolazione della testa rispetto al monitor
– un certo grado di inclinazione dello sguardo
 

postura corretta stress lavoro correlato

Nonostante siano tutte indicazioni corrette, la verità è che:

Quanto tempo riusciamo a stare davvero in questa posizione?: È inverosimile rispettare tutte le distanze per ore intere.

Convergenza degli occhi: Quando fissiamo uno schermo, i nostri occhi convergono per mantenere la mira e i muscoli oculari retti laterali sono in tensione. 

Questa condizione può provocare, oltre ad affaticamento della vista, anche problematice muscolo-tensive alla cervicale.

Flessione prolungata di gomiti anche e ginocchia: La posizione seduta è una postura di flessione. Le braccia, le anche e le gambe sono perennemente flesse. I muscoli di quelle articolazioni sono sempre in contrazione e quindi consumano comunque energia.

C’è anche da tenere in considerazione che quando siamo seduti la curva lombare (una lordosi fisiologica) si appiattisce, provocando una spinta posteriore dei dischi intervertebrali.

Retrazione della catena muscolare posteriore: Mantenere a lungo una postura di flessione, come quella alla scrivania, può provocare una retrazione dei muscoli di tutta la catena posteriore. In questo caso il muscolo (o meglio la fascia muscolare) tende a perdere la sua capacità elastica e risulterà più rigida.

Insomma la verità è una:

NON ci siamo evoluti per starcene seduti ad una scrivania!

Cosa fare?

Come detto, prima di arrivare alla fase di esaurimento, il nostro corpo ci invia una serie di segnali che spesso non ascoltiamo perché siamo poco “dentro di noi”.

Quindi, il primo passo da compiere è prendere coscienza di questi messaggi. Vediamo ad esempio alcuni segni di stress verificabili guardandosi allo specchio:

avere un’espressione preoccupata
– occhi arrossati
– sbattere le palpebre con troppa frequenza
– parlare troppo in fretta
– necessità di schiarirsi la gola troppo frequentemente
– fumare una sigaretta dopo l’altra
– mangiare con voracità, senza gustare i cibi
– mangiarsi le unghie
– andatura rigida, con tendenza a stringere le spalle e ingobbirsi
– collo e testa in avanti, non in asse con il tronco
– muovere nervosamente mani, piedi e gambe, anche da seduti

Vediamo adesso alcuni segni di stress verificabili con il tatto e i movimenti del corpo:

mani e piedi sempre freddi e/o sudaticci
– alta tensione mandibolare, riscontrabile aprendo delicatamente la mandibola
– respirazione superficiale, verificabile appoggiando una mano sull’addome, nel caso lo si avverta teso e poco mobile
– rigidità dei muscoli del collo che si oppongono ai movimenti passivi della testa
– numerosi punti dolenti, messi in evidenza con lievi pressioni delle dita, sono espressione di tensione muscolare profonda

Se le cause della malattia sono, nella maggior parte dei casi, psicosomatiche (dalla mente al corpo), la cura può essere somatopsichica (dal corpo alla mente).
– Giovanni Leanti La Rosa, Fabrizio Buratto (Massaggio da ufficio)

Passiamo all’azione

Se il tuo è un lavoro da ufficio che ti costringe a stare seduto/a per parecchio tempo, oltre ad applicare le indicazioni base che abbiamo elencato prima prova a:

Alzarti e stiracchiarti ogni 30 – 40 minuti di lavoro alla scrivania: Riprendere la posizione eretta spesso durante la giornata lavorativa, ti permette di mantenere la tua elasticità muscolare.

Se ti è possibile, in questo bereve intervallo, fai due passi intorno alla scrivania o sul posto.

Guarda fuori alla finestra per mettere a riposo i muscoli oculari. Basta dare uno sguardo verso l’orizzonte per metter a tacere le tensioni muscolari di occhi e cervicale.

Camminare almeno 20 – 30 minuti al giorno: Potrei elencarti innumerevoli studi sugli effetti benefici che ha la camminata sul nostro organismo. 

Ti basti pensare che migliora la circolazione sanguigna e l’ossigenazione dei tessuti. Allevia la tensione e l’ansia provocati dall’accumulo di stress.

La verità è che ci siamo evoluti per camminare!

Pratica la consapevolezza (mindfulness): Non spaventarti, non vevi necessariamente andare in Tibet o in un ritiro spirituale, ti bastano anche pochi minuti di respirazione consapevole.

Tra i benefici della mindfulness troviamo: livelli inferiori di cortisolo, riduzione dell’ansia, miglioramento dell’autostima e della qualità del sonno.

Ho scritto altri articoli sulla mindfulness. Prova a dare un’occhiata qui.

consigli stress lavoro correlato

Conclusioni, bibliografia e credit

Dare ascolto ai segnali che il nostro corpo ci invia, adottare pratiche di lavoro più ergonomiche e promuovere una cultura di benessere sono passi fondamentali.

Non solo ti permettono di preservare la salute e il benessere personale, ma sono fondamentali per garantirti efficacia, eccellenza e produttività.

Permettimi, però, di ricordarti solo una cosa: il lavoro, per quanto sia parte integrante della nostra vita, non va scambiato con la vita stessa. 

Se segui questo blog, saprai sicuramente della promozione ad uno stile di vita più lento e consapevole del quale mi faccio portavoce ormai da qualche anno. 

Quindi, ascolta il tuo corpo, abbassa i tuoi ritmi e impara a vivere con più consapevolezza. Scoprirai quanto sia alla portata di tutti vivere una vita più appagante e soddisfacente.

 

Al prossimo post,

Antonio M.

Bibliografia

Massaggio da ufficio (G. Leanti La Rosa, F. Buratto) al quale mi sono liberamente ispirato per questa presentazione.

Perché non siamo il nostro cervello (A. Noë)

L’intelligenza del corpo (S. Robert)

Pensare con il corpo (J. Tolia, F. Speciani)

Neuroscienza del corpo (N. Castellanos)

Cervello e meditazione (M. Ricard, W. Singer)

Credit

Un ringraziamento speciale al Dott. Oreste Caporale del Dipertimento di Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e alla Prof.ssa Maria Triassi Responsabile Scientifico del Corso di Perfezionamento “Healthcare Risk Management and Patient Safety” nonché Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, per l’invito a tenere questa lezione.

Ringrazio anche tutti coloro che hanno avuto la pazienza di ascoltarmi.

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