di Antonio Martone
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La metafora della carrozza del filosofo Georges Ivanovic Gurdjieff, rappresenta lo stato attuale dell’uomo: addormentato.
In questa metafora si cela una condizione, ahimè, molto comune a tanti uomini e donne che non decidono per la propria vita, ma si lasciano condizionare da forze esterne.
Con una coscienza ipnotizzata e confusa, l’uomo agisce come un automa, governato dalle proprie emozioni e senza il benché minimo controllo sui propri pensieri.
Gurdjieff paragona l’uomo ad una carrozza trainata da cavalli con un cocchiere e un passeggero. Quattro componenti che, se mal gestite, prendono il sopravvento nella conduzione della nostra vita.
In questo articolo:
La metafora della carrozza
Per raccontarti l’allegoria della carrozza ti riporto le parole di Jorge Bucay in “Le tre domande della felicità“.
Squilla il telefono. È per me. Attendo qualche istante, poi una voce familiare mi dice: <<Ciao, sono io. Vieni fuori, ho una sorpresa per te>>.
Tutto contento, mi dirigo verso il marciapiede e subito vedo il mio regalo: è una bellissima carrozza posteggiata proprio di fronte al portone di casa. […]
All’interno, il grande sedile di velluto a coste bordeaux e le tendine di pizzo bianco le danno un tocco aristocratico. Mi siedo e mi rendo conto che è stata progettata su misura per me. […]
Mi siedo all’interno e mi godo il paesaggio. Poi esclamo: <<Che regalo meraviglioso! Che bello! Quanto mi piace!>>. […]
Il panorama però è sempre lo stesso e dopo un po’ comincio ad annoiarmi. […]
Mentre mi lamento a voce alta passa il mio vicino che osserva: <<Non ti sei accorto che a questa carrozza manca qualcosa?>>. […]
<<Mancano i cavalli>> dice, prima ancora che glielo domandi.Ora capisco perché sembrava tutto così noioso… […]
Vado alla stalla vicino alla stazione e mi procuro due cavalli giovani, forti e briosi. Li attacco alla carrozza, salgo di nuovo e con tutto me stesso grido: <<Iaaaaa!>>. […]
Dopo un po’ la carrozza comincia a vibrare e vedo che su un fianco si sta aprendo una crepa.
È colpa dei cavalli, non ho nessun controllo su di loro: mi trascinano dove vogliono, mi conducono per strade terribili, prendono tutte le buche, salgono sui marciapiedi e mi portano in quartieri pericolosi. […]
A un tratto vedo passare il mio vicino con la macchina e gli urlo: <<Guarda cos’hai fatto!>>.
Mi risponde gridando: <<Ti manca il cocchiere!>>
<<Ah!>> faccio io. […]Oggi è il mio giorno fortunato, ne incontro subito uno. È un signore dall’aria circospetta e formale, dall’espressione seria e molto intelligente e nel giro di pochi giorni prende servizio. […]
Salgo, mi accomodo, poi mi affaccio e dico al cocchiere dove voglio andare.
Lui ha la situazione sotto controllo: stabilisce la velocità adeguata e sceglie il percorso migliore.
Io seduto in carrozza… mi godo il viaggio.
– Jorge Bucay (Le tre domande della felicità)
La carrozza rappresenta il nostro corpo; i cavalli sono le emozioni; il cocchiere raffigura la mente; il passeggero è la nostra anima (o coscienza).
Il significato
Con questa metafora Gurdjieff pone l’accento sull’assopimento delle nostre coscienze.
Come descritto da Bucay, il nostro passeggero (l’anima) può godersi il viaggio solo quando dà indicazioni precise al cocchiere (la mente) che, con destrezza, controlla i cavalli (le emozioni) legati saldamente alla carrozza (il nostro corpo).
Quando invece la nostra anima (o coscienza) è dormiente, la mente e le emozioni prendono il sopravvento e compiono azioni automatiche che gestiscono la nostra macchina biologica, ovvero il corpo.
Quando la nostra coscienza è addormentata, non abbiamo il minimo controllo sui nostri pensieri e sulle nostre emozioni. Ci lasciamo dominare dagli impulsi governati dalla nostra mente inconscia.
Crediamo di essere svegli, ma non lo siamo.
Passiamo il tempo immersi nei pensieri rivolti al passato o al futuro, senza nessun controllo. Ecco lo stato di ipnosi! Non riusciamo a vivere il presente, il qui e ora.
Ma cosa accade se anche la mente (il cocchiere) è distratta e non sa dove andare? Ci si lascia guidare dalle emozioni (i cavalli) che corrono all’impazzata.
Allora si finisce per vivere una vita a soddisfare i bisogni degli altri (per il senso di colpa), a provare rabbia, a nascondersi per mancanza di autostima, a inseguire cose futili e materiali pur di riempire un vuoto.
Viviamo in un’epoca storica fantastica nella quale abbiamo la possibilità di comunicare alla velocità della luce, di possedere tutto il sapere del mondo letteralmente nelle nostre mani, di liberarci dalle catene del luogo fisico.
Ma, ahimè, dormiamo!
O, nella migliore delle ipotesi, siamo distratti sprecando il nostro tempo!
Cosa ci insegna la metafora della carrozza?
A fare ammenda sui nostri schemi mentali, sulle nostre abitudini, su come utilizzare la nostra immaginazione. Ci insegna a vivere adesso e a trattare i pensieri e le emozioni per quelle che sono: pensieri ed emozioni.
Il percorso di consapevolezza inizia da qui: trova la tua direzione e allinea la mente e le emozioni per spingere il tuo corpo a compiere le azioni che ti porteranno lì dove sei destinato/a ad arrivare.
Scopri il tuo demone
Secondo Socrate, tutti noi abbiamo un demone (daimònion) che è la nostra voce interiore, la nostra attitudine.
Qual è la tua virtù? Perché sei qui sulla terra? Qual è il tuo scopo?
Quando riesci a dare una risposta a queste domande hai scoperto il tuo demone e non ti basta altro che realizzarlo.
Realizzare il tuo demone (eudaimonia), vuol dire essere felici.
Nella metafora della carrozza potremmo dire, anche se suona blasfemo, che il tuo demone è la tua anima.
Prova a chiederti: “cosa voglio veramente?”, “qual è la mia direzione?”, “sto seguendo i miei valori?”, “sto raggiungendo il mio scopo?”.
Come faccio a tenere sveglia la mia coscienza?
Per prima cosa devi prestare attenzione!
Sei capace di parlare al tuo cocchiere? Hai il pieno controllo della tua mente? O ti lasci guidare con il pilota automatico?
Nelle pagine di questo blog più volte ho parlato di Paradigmi e di come questi veri e propri programmi ci governano a nostra insaputa.
Conosci veramente te stesso/a? E le tue emozioni?
Il vero lavoro è questo, il vero cambiamento inizia da qui!
Riflessioni finali
Abitiamo questa terra con lo scopo di compiere un viaggio.
Veniamo dotati di un corpo, di una mente, delle emozioni, ma soprattutto abbiamo un’anima.
L’anima, nella metafora della carrozza, è il nostro passeggero, ma troppo spesso ignoriamo il suo volere.
Siamo talmente assopiti che viaggiamo con il pilota automatico, finendo per girare intorno senza raggiungere la destinazione, senza trovare il nostro demone.
Se solo ponessimo attenzione a ciò che siamo, a ciò che la nostra anima ci chiede, a seguire quella direzione che è tracciata dentro di noi, ma che continuiamo ad ignorare perché distratti ed incapaci di distinguere la realtà dall’immaginario.
Se solo qualche volta ci rendessimo conto che la vita sfugge e con essa l’occasione di essere felici, l’occasione di raggiungere l’eudaimonia.
E tu sei sveglio/a o dormi ancora?
Al prossimo post,
Antonio M.