di Antonio Martone
La dissonanza cognitiva potrebbe essere descritta anche come “l’arte di raccontarsi balle“. Vuoi subito un esempio?
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) stima che ogni anno ci sono circa 8 (dico otto) milioni di persone che muoiono a causa del consumo di tabacco.
Questo dovrebbe bastare per scoraggiare i più ad eliminare questa cattiva e, diciamolo pure, mortale abitudine.
Eppure quando parlo con amici e parenti fumatori e provo a dare loro qualche spiegazione per indurli a riflettere sul danno fisico che si provocano ogni giorno, sento sempre le stesse scuse:
– “Mio nonno fumava due pacchetti al giorno ed è morto a 90 anni”;
– “Se smetto di fumare ingrasso”;
– “Adesso sono troppo stressato/a per non fumare”.
Raccontarsi una balla per reiterare un comportamento che coscientemente andrebbe evitato, serve per diminuire il disagio provocato dalla dissonanza cognitiva.
Vediamola più nel dettaglio.
Che cos'è la Dissonanza Cognitiva
Ogni giorno prendiamo circa 35000 decisioni. La maggior parte di queste è involontaria, ma spesso entrano in conflitto con le nostre convinzioni e i nostri valori.
La dissonanza cognitiva è la tensione, il disagio che si prova quando i nostri comportamenti non sono in linea con le nostre credenze.
Il primo a definire la dissonanza cognitiva fu Leon Festinger, psicologo e sociologo statunitense che elaborò questa teoria nel 1957.
Uno degli esperimenti più famosi di Festinger (e colleghi) avvenne nel 1959 presso l’Università di Stanford.
I ricercatori chiedevano a diversi soggetti di compiere dei lavori monotoni e noiosi per circa un’ora.
Una volta finito il compito, si chiedeva al soggetto di “tenere il gioco”, facendo credere al partecipante successivo che si trattava di un esperimento divertente ed eccitante.
Ad ognuno veniva data una ricompensa: ad un gruppo fu dato 1 dollaro, all’altro gruppo 20 dollari.
Quando finì l’esperimento tutti i soggetti si sottoposero ad un’intervista per esprimere il proprio reale parere sul lavoro svolto, senza tenere conto della menzogna detta agli altri soggetti.
Ebbene: coloro che avevano ricevuto solo 1 dollaro tendevano a minimizzare la noiosità del lavoro svolto.
Festinger arrivò alla conclusione che, secondo la dissonanza cognitiva, chi aveva ricevuto 20 dollari poteva giustificare la menzogna poiché avevano avuto un buon compenso.
La sensazione di disagio provocata dalla dissonanza cognitiva in coloro che avevano ricevuto solo 1 dollaro era più intensa poiché non avevano lo stesso alibi degli altri.
L’unico modo di placare questa tensione era di raccontarsi la balla che il compito non era poi così noioso.
La teoria della dissonanza cognitiva potrebbe essere spiegata anche con la favola della volpe e dell’uva di Esopo, la conosci?
Te la riassumo in poche righe.
C’era una volpe che vagava per il bosco. Ad un tratto vide una vigna con tanti bellissimi grappoli d’uva e, poiché aveva fame, provò a prendere quello più vicino.
Provò più volte a saltare, ma non riuscì mai ad arrivare al grappolo d’uva tanto agognato.
Stremata dalla stanchezza e dalla fame, per non ammettere di non essere riuscita nell’impresa, si disse tra se e se: “Meglio così, tanto quel grappolo d’uva è ancora acerbo e mi avrebbe fatto venire solo un brutto mal di pancia”.
La volpe sapeva benissimo che non era così, ma per placare il disagio provocato dalla dissonanza cognitiva, preferì raccontarsi una frottola.
E di frottole ce ne raccontiamo a vagonate, perché il disagio psicologico che scaturisce da un comportamento non in linea con le nostre credenze diventa insopportabile e, per limitare lo stress, attiviamo schemi mentali che compensano l’incoerenza.
Perché ci raccontiamo frottole?
Nei suoi esperimenti Festinger arriva alla conclusione che, per vivere una condizione di quiete psicologica, l’uomo deve essere coerente con le proprie credenze e le proprie azioni.
Questa condizione è definita consonanza cognitiva.
Sei in questo stato di armonia quando ad esempio ti dai da fare per tutti i buoni propositi dell’anno senza procrastinare.
Oppure quando decidi di metterti a dieta e non cedi alla prima tentazione dicendoti: “Va be’ che sarà mai un cornetto, tanto dopo vado a correre”.
La verità è che la dissonanza cognitiva crea una situazione così sgradevole che abbiamo bisogno di risolverla, in un modo o nell’altro. E l’altro modo, quello più semplice e veloce, è di raccontarci balle pur di alleggerirne il disagio.
Il conflitto che si crea è tra la nostra mente conscia, che lotta per la liberazione, e la mente inconscia, che invece lotta per rimanere nella propria confort zone.
Poiché la nostra mente sommersa ci governa a nostra insaputa, finisce che ci giustifichiamo: “Inizio la dieta lunedì”, “In fondo lo so che mi ama”, “Sono fatto/a così”, ecc, ecc…
Facciamo un esempio.
Sei a dieta, o più correttamente ti alimenti in modo sano, ed esci con i tuoi amici che hanno deciso di andare al McDonald.
Nel tragitto verso il fast-food pensi che non dovresti mangiare quella schifezza di cibo, ma contemporaneamente non vuoi sembrare il solito “pesantone” che ci tiene alla linea (anche se la forma fisica c’entra poco, qui parliamo di salute).
Mentre state parcheggiando, l’ansia sale e devi trovare una soluzione. Indovina un po’ in che stato ti trovi? Esatto, sei in uno stato di dissonanza cognitiva e per affievolire lo stress inizi a raccontarti delle scuse.
Ti giustifichi dicendo: “Ma che sarà mai una volta tanto?”, “Prenderò solo un panino e lascio stare le patatine”, “Domani farò qualche chilometro in più di corsa per smaltire”.
Trovata la menzogna giusta, ti senti più rilassato e puoi goderti la serata.
Dalla difesa al disastro
Lo stato di dissonanza cognitiva è una risposta fisiologica della nostra mente.
Come più volte ho rimarcato: ci difendiamo da quello stato di imbarazzo, di disagio, di senso di colpa, di stress, ecc.
In alcune circostanze trovare una scusa è un modo per poter andare avanti con la propria vita.
Pensa alla rottura col partner. Quando le strade si dividono, stai lì a raccontarti che “sapevi che non avrebbe funzionato” o che “in fondo non era quella/o giusta/o per te”.
In questo modo stai mediando al dolore che provi.
Il problema nasce quando si passa dall’alibi all’autoinganno.
Raccontarsi una bugia può muoverci dall’impasse della dissonanza, reiterare nella menzogna può essere una cattiva strategia per evitare le critiche, il giudizio o prendere una posizione.
Questo comportamento potrebbe abbassare non di poco la propria autostima, finendo col vivere una vita vuota e senza significato.
Come ridurre la Dissonanza Cognitiva
Esistono tre modi per ridurre la dissonanza:
1. Modificando il proprio comportamento
Ritornando all’esempio della cena con gli amici al fast-food, invece di cedere alla menzogna, dici chiaro e tondo che non intenti mangiare quelle schifezze.
2. Modificando l’ambiente
Si tratta di modificare la causa della dissonanza agendo sull’ambiente. Potresti, ad esempio, convincere i tuoi amici a cercare un ristorante dove oltre a succosi panini, servono anche cibi sani in linea con la tua alimentazione.
3. Modificando le proprie credenze
Potresti iniziare a convincerti che mangiare in quel modo non fa poi così male e, a giudicare dalla salute dei tuoi amici, puoi permettertelo anche tu.
Quest’ultima modalità, di solito, è la più gettonata. Si tratta di minimizzare, di distorcere la realtà. Si preferisce cambiare punto di vista pur di non affrontare la dissonanza.
Sappi, però, che quando i valori e le convinzioni sono molto radicate, il cambiamento può essere molto difficile.
Come sfruttare la Dissonanza Cognitiva a proprio favore.
Se la strategia più utilizzata per fronteggiare una dissonanza è cambiare opinione (raccontandoci una balla), modificare il comportamento è sicuramente più utile, ma anche più complicato.
Ricorda che il presupposto per la presenza di una dissonanza è la libertà di scelta. Se sei obbligato a fare qualcosa, anche se non in linea con i tuoi principi, non inciampi in un conflitto cognitivo.
Cambiare comportamento è molto difficile, ma è l’unico modo per essere in consonanza cognitiva: vale a dire che allineare ciò che si crede con un comportamento adeguato, ci restituisce quello stato di leggerezza e di pace interiore.
Quindi l’unica vera strategia utile è agire in armonia con i tuoi più profondi ideali.
Essere coerenti con i propri valori è l’unica strada da percorrere, anche se a volte può essere in salita e piena di buche.
Capire che stiamo adottando un comportamento solo per evitare un dolore nel breve periodo, ci deve far riflettere su quelli che sono i nostri veri valori e agire di conseguenza.
Dopo esserti raccontato che la tua ex o il tuo ex non era quella/o giusta/o, prova ad analizzare davvero cosa è mancata alla tua relazione. Prova a ricostruire le vere cause del vostro allontanamento.
In questo modo non solo metabolizzerai la separazione, ma sarai anche in grado di capire quali sono i tuoi principi più profondi e, di conseguenza, farai in modo di trovare una persona che li rispetti.
Conclusioni
Adesso che sai cos’è una dissonanza cognitiva, fai in modo di sfruttarla a tuo favore.
Oltre a evitarti di prenderti in giro, ti sarà utile per raggiungere prima i tuoi obiettivi.
E tu in quale stato di dissonanza ti sei trovato ultimamente?
Scrivimelo nei commenti e, come al solito, ci leggiamo al prossimo articolo.
Antonio M.
La frottola che mi sono raccontata per anni è che la mia forza interiore mi avrebbe fatto vivere serenamente! Dalla difesa al disastro! Bastava ammettere che per stare bene bisogna modificare il comportamento perché la forza interiore non si misura!!!!
Linda grazie per il tuo commento. La consapevolezza è il primo step per prendere in mano la propria vita.
A presto, Antonio M.