di Antonio Martone
La Mindfulness ti insegna a vivere consapevolmente ogni aspetto della tua vita, compreso il dolore.
È importante sapere che c’è una componente mentale nel dolore sulla quale possiamo agire direttamente e della quale abbiamo piena responsabilità.
In questo articolo sulla mindfulness e dolore, ti parlerò di questa responsabilità attraverso il discorso delle due frecce tenuto dal Buddha più di 2500 anni fa.
Il dolore
Alzi la mano chi, al primo accenno di un dolore, si precipita ad ingurgitare qualsiasi pillola pur di mettere a tacere ogni sofferenza.
Bene, adesso puoi abbassarla .
Siamo quasi terrorizzati non solo dal dolore, ma dall’idea stessa del dolore. Siamo circondati da messaggi che ci incoraggiano a sopprimere, reprimere ed evitare il dolore.
Ed ecco che siamo subito pronti ad assumere qualsiasi farmaco per spegnere ogni spasimo.
La verità è che il dolore in sé non è un male, anzi è un importantissimo sistema di difesa del nostro organismo che rappresenta un alert per evitare di provocare danni al corpo.
È importante distinguere il dolore cronico da quello acuto.
Quest’ultimo compare all’improvviso, spesso a causa di traumi fisici, ha una durata limitata e tende a diminuire fino a sparire con la guarigione della causa che lo ha scatenato.
Il dolore cronico è diverso.
Perdura nel tempo, è subdolo, costante e spesso invalidante. Infatti è stato riconosciuto come una vera e propria patologia che può generare, oltre al malessere, anche depressione.
Ma il dolore non si avverte solo nel fisico, ma anche nella mente.
Il discorso delle due frecce
Ogni giorno veniamo messi alla prova da eventi più o meno significativi che lasciano un segno, a volte superficiale, a volte molto profondo, come se fossimo i bersagli di un arciere.
Quando veniamo colpiti dalla freccia avvertiamo la sofferenza, ma non facciamo a tempo a patire di quella prima scoccata che ne arriva subito un’altra.
La prima freccia è legata ad un evento spiacevole e rappresenta il dolore che inevitabilmente sperimentiamo; ciò che avviene nel corpo.
La seconda freccia, invece, rappresenta la nostra reazione alla prima ed è rappresentata dalle sensazioni dolorose che proviamo nel corpo.
Pensa all’ultima volta che ti è capitato di fare tardi al lavoro. Magari la macchina non è partita, oppure hai perso il tram per un soffio.
La prima freccia rappresenta la delusione per essere in ritardo, ma potresti mettere tutto a tacere se solo ammettessi che sono cose che possono accadere e che, tutto sommato, un ritardo non può (e non dovrebbe) rovinarti la giornata.
Invece…
Inizia il dramma: sei in ansia perché ti devi giustificare; imprechi perché proprio oggi dovevi presentare quel progetto; rimugini sul come mai sei “sempre” in ritardo; ti autocommiseri dicendoti che capitano tutte a te… e così via.
Insomma mai una volta che pensi: “Vabbè, è successo, domani mi anticiperò”, e la chiudi lì.
Chi viene a contatto con una sensazione spiacevole e, come reazione, si preoccupa, si agita, piange, grida, si batte sul petto, perde il senso della realtà.
Quindi egli fa esperienza di due dolori: quello fisico e quello mentale.
– Buddha
Eccola la seconda freccia: una serie di reazioni che si scatenano in automatico appena ci capita qualcosa di spiacevole.
Rabbia, frustrazione, paura, biasimo, senso di colpa…
È proprio questo flusso ininterrotto di pensieri tossici e limitanti a potenziare la sofferenza scaturita dall’esperienza negativa.
La soluzione sta nel riuscire a comprendere che le due frecce sono distinte l’una dall’altra e possiamo farlo attraverso la pratica della mindfulness.
Mindfulness e dolore
I principi della mindfulness ci insegnano la consapevolezza e ad assumerci la responsabilità in prima persona di fare qualcosa per noi stessi.
Invece di chiuderci davanti al dolore, potremmo osservarlo e imparare da esso. Questo comporta una certa dose di disponibilità e di apertura mentale che potrebbero influire positivamente sull’esperienza del dolore.
La prima freccia, spesse volte, è inevitabile. Il più delle volte siamo colpiti da eventi che non sono sotto il nostro diretto controllo. Già questo dovrebbe bastarci a “reagire” in maniera differente.
Possiamo, in questo modo, modificare le nostre risposte al dolore, scegliendo di non farci colpire dalla seconda freccia, evitando di aggiungere quella quota di dolore supplementare a quello che già stiamo provando.
Attenzione: la mindfulness non agisce sui dolori, ma sulla reazione che abbiamo in seguito agli eventi dolorosi.
Attraverso la mindfulness possiamo imparare a distinguere le due frecce. Per fare ciò, è importante sviluppare la concentrazione attraverso la pratica.
Solo in questo modo possiamo notare che le nostre reazioni incontrollate sono in realtà distinte dal dolore in sé.
Linee guida di mindfulness nella gestione del dolore cronico
Mindfulness e dolore cronico si possono gestire attraverso tre step importanti:
1. Osservare e sentire il nostro corpo percependo in che modo tratteniamo dentro di noi la tensione e il dolore.
2. Lavorare sulle reazioni emotive e fisiche che sono la nostra risposta al dolore, tenendo presente il principio delle due frecce.
3. Imparare e vivere il dolore nel momento presente, qui e ora, gestendo un attimo alla volta, momento dopo momento.
Grazie ai principi della mindfulness, possiamo allenarci a coltivare la consapevolezza e a vivere il momento presente.
In particolare:
– Essere consapevoli delle sensazioni dolorose e imparare ad accettarle, senza giudizio (principio dell’accettazione).
– Essere pazienti prendendo atto che nessuna sensazione, quindi neanche il dolore, è permanente nella durata e nell’intensità (principio della pazienza).
– Coltivare la mente da principiante restando aperti verso le terapie efficaci. Non permettere alle esperienze passate di perdere fiducia o di cadere nello sconforto (principio della mente del principiante).
Fai attenzione a non percepirti come malato/a, non sei il tuo dolore.
Devi coltivare una visione del sé più ampia, ricordandoti che si può provare ancora piacere e gioia. In questo modo la meditazione ti sarà ancora più utile.
Conclusioni
Mindfulness e dolore è stato forse uno degli argomenti più interessanti del mio percorso di facilitatore in mindfulness.
Nella mia pratica quotidiana in qualità di fisioterapista e posturologo, ho sempre aiutato i miei pazienti nella gestione del dolore, ma con la mindfulness sento di avere una marcia in più.
Insegnare ai pazienti a respirare nel giusto modo, ad accettare la propria condizione, a non etichettarsi come malati, è ormai per me una prassi.
Quando affronto il discorso delle due frecce, percepisco sempre un grande stupore. Quando si capisce che il dolore ha due componenti, si risveglia la capacità (e la volontà) di fare la propria parte per poter controllare la componente mentale. Con grandi risultati.
Al prossimo articolo,
Antonio M.
Mi è piaciuto molto questo articolo sul dolore, anzi sui due dolori, grazie alla mail che mi è arrivata oggi, non mi ricordavo di essermi iscritto, ma è stato un piacere.
In effetti avevo visitato queste pagine.
Io pratico Reiki sono insegnante ma non per lavoro, quando ho problemi con il dolore mi faccio un autotrattamento di Reiki appunto.
Vi ringrazio aspetto le prossime ma mail.
Ciao Stefano e grazie per il tuo commento. Anche la pratica del Reiki può essere considerata come una forma di consapevolezza.
Ps: ti confermo che hai effettuato l’iscrizione alla newsletter qualche settimana fa.
Alla prossima,
Antonio M.